Cambiamenti climatici e strategia energetica nazionale
L’evento affronterà le principali tematiche e conseguenze del cambiamento climatico in modo da chiarire gli effetti che le emissioni di CO2 stanno avendo sul nostro ecosistema.
Scopo dell’incontro è trattare queste temi con il massimo grado di informazione e chiarezza possibile perché solo con la consapevolezza piena dei “non addetti ai lavori” sarà possibile fare pressione perché i governi adottino le misure necessarie a contrastare il cambiamento climatico.
Partecipano:
Marco Granelli – Assessore Ambiente e mobilità del Comune di Milano
Lorenzo Pagliano – Direttore del Master RIDEF 2.0 del Polimi
Lorenzo Mazzocchi – RSE responsabile Dipartimento tecnologie
Agime Gerbeti – Docente Università LUMSA Roma
Costanza Boggiano Pico – è nostra
Cristiana Ceruti – CEO Habitami
History un Climate Change Conference (1992 – 2016)
1992 – RIO DE JANEIRO – La Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (UNCED) si concluse con la stesura della Convezione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC). L’obiettivo del trattato era quello di ridurre le emissioni di gas serra nell’atmosfera. Da quell’anno le delegazioni decisero di incontrarsi annualmente nella Conferenza delle Parti (COP).
1995 – BERLINO – COP 1 – Emersero serie preoccupazioni sull’efficacia delle misure elaborate dai singoli Stati per mantenere gli impegni della Convenzione Quadro. Ne risultò il Mandato di Berlino che fissava una fase di ricerca per negoziare Stato per Stato una serie di azioni adeguate.
1996 – GINEVRA – COP 2 – Venne prodotta una dichiarazione che accettava i rilievi scientifici sui cambiamenti climatici contenuti nel secondo rapporto dell’IPCC, e auspicava il ricorso a politiche flessibili e stabiliva l’urgenza di “obblighi a medio termine legalmente vincolanti”.
1997 – KYOTO – COP 3 – Nel contesto del Protocollo di Kyoto gran parte dei Paesi industrializzati e diversi Stati con economie di transizione accettarono riduzioni legalmente vincolanti delle emissioni di gas serra, (tra il 6 e l’8 per cento rispetto ai livelli del 1990) da realizzare tra il 2008 e il 2012.
2000 – L’AJA – COP 6 – Fu segnata dai contrasti tra la delegazione dell’Unione Europea e quella degli Stati Uniti, i quali portarono al fallimento del vertice.
2001 – BONN – COP 6 bis – Fu decisa l’applicazione dei meccanismi flessibili, venne stabilito un credito per le attività che contribuiscono all’abbattimento del carbonio in atmosfera e fu definita una serie di misure per agevolare le nazioni in via di sviluppo.
2001 – MARRAKESH – COP 7 – I delegati concordarono che per l’entrata in vigore degli accordi di Kyoto fosse necessaria l’adesione di 55 paesi, responsabili nel 1990 del 55% delle emissioni di CO2 nell’atmosfera.
2003 – MILANO – COP 9 – Si decisero misure legate ai piani di riduzione delle emissioni tramite attività di riforestazione.
2005 – MONTREAL – COP 11 – Venne approvato un piano di consolidamento dei meccanismi di sviluppo pulito, che avrebbero consentito alle nazioni più sviluppate di eseguire progetti di riduzione delle emissioni nei Paesi in via di Sviluppo.
2006 – NAIROBI – COP 12 – La conferenza non riuscì a stabilire ulteriori obiettivi di riduzione delle emissioni alla scadenza del Protocollo di Kyoto.
2007 – BALI – COP 13 – Le delegazioni hanno stabilito una “Road map” sul dopo-Kyoto. Viene riconosciuta la necessità di finanziare le nazioni in via di sviluppo per consentire di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.
2008 – POZNAN – COP 14 – Si decise di finanziare un fondo da destinare ai Paesi più poveri per fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici.
2009 – COPENHAGEN – COP 15 – La conferenza terminò con un accordo interlocutorio che prevedeva di contenere di 2°C l’aumento della temperatura media del Pianeta e con un impegno finanziario da parte dei Paesi industrializzati nei confronti delle nazioni più povere.
2011 DURBAN – COP 17 – L’accordo universale sul clima viene rinviato al 2015 e con effetti dal 2020 e si decide didi estendere di 5 anni la scadenza del Protocollo di Kyoto prevista nel 2012.
2013 – VARSAVIA – COP 19 – Le ONG abbandonarono la Conferenza per protesta contro la mancanza di presa di responsabilità degli impegni sottoscritti da parte dei Paesi industrializzati.
2014 – LIMA – COP 20 – Termina 36 ore dopo il termine fissato. Viene consolidato lo schema su cui lavorare a un accordo definitivo per sostituire il Protocollo di Kyoto.
2016 – PARIGI – COP 21 – La conferenza ha negoziato l’accordo di Parigi, un accordo globale sulla riduzione dei cambiamenti climatici, il cui testo ha rappresentato un consenso dei rappresentanti delle 196 parti partecipanti. L’accordo diventerà giuridicamente vincolante, se ratificato da almeno 55 paesi che insieme rappresentino almeno il 55% delle emissioni globali di gas serra. Le parti dovranno firmare l’accordo a New York tra il 22 aprile 2016 al 21 aprile 2017, e anche adottarlo all’interno dei propri sistemi giuridici (attraverso la ratifica, accettazione, approvazione o adesione).
Secondo il comitato organizzatore prima dell’inizio dei colloqui, il risultato chiave è stato quello di prevedere un accordo per fissare l’obiettivo di limitare l’incremento del riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius (°C) rispetto ai livelli pre-industriali. L’accordo prevede un’emissione antropica di gas serra pari a zero da raggiungere durante la seconda metà del XXI secolo. Nella versione adottata dell’Accordo di Parigi, le parti si impegneranno anche di “proseguire gli sforzi per” limitare l’aumento della temperatura di 1,5 °C. Secondo alcuni scienziati, l’obiettivo di 1,5 °C richiederà l’inizio delle “emissioni zero” a partire da un periodo compreso tra il 2030 e il 2050