XIV Rapporto Qualità dell’ambiente urbano – 2018
Fonte Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) – Realizzato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, il Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano si è consolidato negli anni come un riferimento per gli addetti ai lavori e per gli utenti grazie anche alle analisi e alle valutazioni degli esperti SNPA sui numerosi dati ambientali presentati, accompagnando il lettore nella comprensione dei fenomeni. L’edizione 2018 del Rapporto aggiorna per 120 città italiane, incluse le 14 Città metropolitane, un insieme di indicatori fondamentali per l’analisi della qualità ambientale delle città. Numerosi i temi di interesse trattati alla scala urbana e metropolitana: fattori sociali ed economici, suolo e territorio, infrastrutture verdi, acqua, inquinamento dell’aria e cambiamenti climatici, attività industriali, trasporti e mobilità, esposizione all’inquinamento elettromagnetico e acustico, azioni e strumenti per la sostenibilità locale; aspetti fondamentali della qualità della vita nelle aree urbane.
Il Nord Italia a rischio salute pubblica per lo smog
Polveri sottili PM10 oltre il limite di legge giornaliero in quasi tutto il Nord Italia (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna) in 20 città italiane, secondo i dati preliminari aggiornati al 10 dicembre 2018.
Nota bene PM10 (2017) – il primo dato si riferisce al numero di giorni con concentrazione media giornaliera superiore a 50 µg/m³ (valore limite giornaliero: massimo 35 superamenti della soglia di 50 µg/m³ come media giornaliera) e il secondo dato al valore medio annuo (valore limite: 40 µg/m³ per la media annuale).
Piemonte: Torino 118/46, Vercelli 82/38, Novara 82/38, Asti 98/40, Alessandria 102/42;
Lombardia: Milano, Como, Monza (Agglomerato Milano) 97/40, Bergamo 70/38, Brescia 86/39, Pavia 101/41, Lodi 90/41, Cremona 105/42, Mantova 87/40;
Veneto: Verona 73/34, Vicenza 100/40, Treviso 83/40, Venezia 95/40, Padova 102/40, Rovigo 80/37;
Emilia Romagna: Piacenza 83/36, Parma 74/36, Reggio Emilia 83/40, Modena 83/36;
Qualità dell’aria outdoor e indoor mettono a rischio la salute pubblica
Gas radon, inquinamento acustico, elettrosmog, formaldeide, un’alta concentrazione di Pm 2.5 e Pm 10 (polveri sottili) generano malesseri quotidiani (nevralgie, sonnolenze, irritabilità, insonnie, allergie o riniti etc.) che possono causare l’insorgenza di malattie croniche molto pericolose e derivano da cause ambientali.
La casa è il luogo del nostro benessere come al lavoro abbiamo il “diritto alla salute”, quindi è importante che siano sicure e salubri al 100%. Al contrario, spesso, non è così: l’aria presente nelle case è mediamente cinque volte più inquinata rispetto a quella esterna.
Nelle nostre case, inoltre, “conviviamo” con diversi agenti inquinanti in modo inconsapevole: acqua non pura, elettromagnetismo, presenza di radon, onde Wi-Fi, formaldeide, monossido di carbonio (CO), inquinamento acustico, umidità, sono tutti agenti inquinanti che causano patologie molto gravi, in alcuni casi mortali. È indispensabile quindi un monitoraggio preventivo degli inquinanti che ci aiuti a verificare la presenza di questi nemici invisibili e a trovare soluzioni per la nostra salute.
Inquinamento dell’aria e cambiamenti climatici mettono a rischio la sicurezza
Un altro tema di grande rilevanza sono gli impatti sull’ambiente e sulla salute dell’uomo causati dagli estremi climatici, come evidenziato nel recente rapporto Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2016 dell’Agenzia Europea per l’Ambiente. In particolare, le onde di calore, oltre a un notevole impatto dal punto di vista economico, hanno causato in Europa decine di migliaia di morti premature dal 2000 ad oggi. Nello scenario ad alte emissioni si prevedono, nella seconda metà del ventunesimo secolo, episodi di caldo di intensità uguale o superiore a quella delle onde di calore degli ultimi anni, con frequenza biennale. Le aree urbane sono particolarmente vulnerabili agli eventi estremi di caldo, a causa dell’effetto dell’isola di calore urbana (urban heat island), che può determinare nelle città temperature superiori a 10° rispetto a quella alle aree rurali circostanti.
Quasi 100mila morti premature derivanti dall’inquinamento dell’aria
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ogni anno 4,3 milioni di decessi siano attribuibili nel mondo all’esposizione, prevalentemente in ambienti indoor, nei paesi a basso e medio reddito, ad inquinanti emessi nelle attività quotidiane a causa dell’utilizzo di combustibili come legna, carbone e residui organici in apparecchi privi di qualsiasi sistema di abbattimento delle emissioni. Altri 3,7 milioni di decessi sono attribuiti all’inquinamento outdoor. In questo caso, il fenomeno riguarda anche i paesi dell’Europa occidentale, gli Stati Uniti e l’Australia, nonostante i progressi ottenuti in queste aree del pianeta nella riduzione delle emissioni di origine industriale e da traffico veicolare.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che in Italia, nel 2015, 60.200 morti premature possano essere attribuibili all’esposizione a lungo termine al PM2,5, 20.500 all’NO2 e 3.200 all’O3.
Fonte Ispra: XIV Rapporto Qualità dell’ambiente urbano – Edizione 2018
L’Italia è uno dei Paesi dell’Ue più a rischio sicurezza e salute pubblica
L’Agenzia europea dell’ambiente conferma i dati dell’Ispra – Secondo un rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente – AEA, che confronta indicatori su salute, ambiente e demografia. Lo studio sottolinea che le diseguaglianze socio-economiche aumentano l’impatto di inquinamento atmosferico e acustico e delle temperature estreme, con gli Stati di Sud ed Est Europa tra i più vulnerabili.
Il Rapporto del 4 febbraio 2019 “Esposizione ineguale e impatti diseguali: vulnerabilità sociale all’inquinamento atmosferico, rumore e temperature estreme in Europa” richiama l’attenzione sullo stretto legame tra i problemi sociali e ambientali in tutta Europa. La distribuzione di queste minacce ambientali e gli impatti che hanno sulla salute umana rispecchiano da vicino le differenze di reddito, disoccupazione e livello di istruzione in tutta Europa.
L’inquinamento e altri rischi ambientali comportano rischi per la salute per tutti, ma hanno un impatto maggiore su alcune persone a causa della loro età o stato di salute. La capacità degli individui di evitare o affrontare questi rischi è influenzata anche dal loro reddito, dallo stato lavorativo o dal livello di istruzione. La relazione dell’AEA valuta i collegamenti tra disuguaglianze sociali e demografiche e esposizione all’inquinamento atmosferico, al rumore e alle temperature estreme a varie scale in Europa.