di Giovanni Pivetta
7 Maggio 2020
Europa, il clima più caldo degli ultimi 200 anni

Anche il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa

È ufficiale: il 2019 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa, con temperature medie di circa 2 gradi al di sopra di quelle della seconda metà del XIX secolo. Lo studio è stato effettuato dal Global Monitoring for Enviroment and Security (GMES) ora ribattezzato Copernicus è un’iniziativa dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e della Commissione europea creata nel 2001 e finalizzata a fornire entro il 2021 la capacità all’Unione europea di agire autonomamente nel settore della sicurezza e dell’ambiente tramite le rilevazioni satellitari.

Alcuni indicatori chiave del Rapporto, crescenti quantità di gas serra (con conseguente incremento dell’effetto serra) e altri fattori imputabili sempre alle attività umane, dimostrano come il clima stia cambiando sia a livello europeo che globale. I risultati evidenziano la tendenza permanente all’accelerazione del surriscaldamento climatico in tutta Europa:
«Dal 2000 si sono verificati 11 dei 12 anni più caldi mai registrati nella Storia».

I gas a effetto serra sono la causa dei cambiamenti climatici

Secondo il Rapporto, «Le concentrazioni di biossido di carbonio (CO2) e metano (CH4) hanno continuato ad aumentare nell’anno. I flussi netti globali di gas a effetto serra come l’anidride carbonica, il metano e il biossido di azoto seguono una continua tendenza al rialzo, un modello che stabilito negli ultimi decenni».
Gli scienziati dicono che « È possibile trovare alte concentrazioni come quelle registrate nel 2019 solo risalendo a milioni di anni nella storia». La comunità scientifica è infatti concorde nel ritenere che la causa del riscaldamento globale sia di origine antropica.

I Gas a effetto serra inquinanti prodotti dall’Uomo

Esistono varie stime su quanto i diversi settori delle attività umane contribuiscano, in percentuale, alle emissioni globali di gas serra.
Sono valutazioni molto complesse e che possono cambiare a seconda dei parametri considerati. Una delle stime più citate è quella del’IPCC* che si basa sui dati del 2010: il 25 per cento deriva dalla produzione di elettricità e calore, dalla combustione di carbone, gas naturali o petrolio; il 24 per cento dall’agricoltura, dall’allevamento e dalla deforestazione; il 21 per cento dall’industria; il 14 per cento dai trasporti; il 6 per cento dal consumo di combustibili fossili per uso residenziale e commerciale; e per il 10 per cento da una serie di altre attività come l’estrazione di combustibili fossili, la raffinazione del petrolio, la sua lavorazione e il suo trasporto.

(*) Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Intergovernmental Panel on Climate Change – IPCC)[1] è il foro scientifico formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM) e il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale.

Da dove arrivano le emissioni inquinanti

L’inquinamento atmosferico nuoce alla salute umana e all’ambiente, è un problema locale, paneuropeo ed emisferico. Il particolato , il biossido di azoto e l’ozono a livello del suolo, sono ora generalmente riconosciuti come i tre inquinanti che incidono in modo più significativo sulla salute umana.

Le esposizioni a lungo termine e di picco a questi inquinanti variano in gravità dell’impatto, dalla compromissione del sistema respiratorio alla morte prematura.

Quali gas serra prodotti dall’uomo originano maggior inquinamento?
Per il 64,2% il riscaldamento degli edifici, 6 volte di più del traffico veicolare, per il 15,1 gli allevamenti intensivi di animali, per l’11,1% le Industrie contro il 9% del settore della mobilità e dei trasporti motorizzati.

Quali gli effetti dei cambiamenti climatici su Uomo e Natura

In linea generale ci si può aspettare una enorme categoria di conseguenze, quali: scioglimento delle calotte polari e dei ghiacci perenni, aumento del livello dei mari, aumento in frequenza ed in intensità dei fenomeni meteorologici estremi, variazione della distribuzione annuale delle precipitazioni piovose, aumento del rischio idrogeologico e di inondazioni, aumento della siccità ed aumento del rischio incendi, aumento delle ondate di calore con conseguenze sanitarie per la popolazione, variazione nella distribuzione degli habitat animali, estinzione di specie, variazione della distribuzione nevosa, espansione dell’area di distribuzione di determinate malattie trasmesse dall’acqua e dai vettori di malattie (insetti,…etc.), variazione della produttività agricola e della qualità/capacità nutrizionale.

Appello degli scienziati del mondo sull’emergenza climatica

Gli scienziati hanno l’obbligo morale di avvertire chiaramente l’umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di “dirlo come è”. Sulla base di questo obbligo e degli indicatori grafici presentati di seguito, dichiariamo, con oltre 13.000 scienziati firmatari provenienti da 156 Paesi del mondo, chiaramente e inequivocabilmente che il pianeta Terra sta affrontando un’emergenza climatica.

I risultati mostrano che le emissioni di gas serra sono ancora in aumento, con effetti sempre più dannosi. Con poche eccezioni, in gran parte non riusciamo ad affrontare questa situazione. La crisi climatica è arrivata e sta accelerando più rapidamente di quanto molti scienziati si aspettassero.

È più grave del previsto, minacciando gli ecosistemi naturali e il destino dell’umanità. Suggeriamo sei passaggi critici e correlati che i governi e il resto dell’umanità possono adottare per ridurre i peggiori effetti del cambiamento climatico, coprendo 1) Energia, 2) Inquinanti di breve durata, 3) Natura, 4) Cibo, 5) Economia e 6) Popolazione. La mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici comporta trasformazioni nei modi in cui governiamo, gestiamo, alimentiamo e soddisfiamo i requisiti materiali ed energetici.

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