Acqua, dalle privatizzazioni al water grabbing
Tutti sappiamo che l’acqua è una risorsa indispensabile per la sopravvivenza di ogni essere vivente e dello stesso Pianeta. L’acqua, però, può essere accumulata sottraendola alle comunità locali, può essere utilizzata per la coltivazione di colture che verranno inviate a migliaia di chilometri di distanza e può essere inquinata quando viene utilizzata in diversi processi industriali o minerari. L’acqua può essere privatizzata, e i diritti idrici scambiati e commercializzati sui mercati finanziari. Insomma i processi di water grabbing sono diversificati. A volte evidenti, in alcuni casi invece celati e strettamente connessi con la sottrazione di altri beni comuni.
Gli effetti di questo accaparramento sono devastanti. Famiglie scacciate dai loro villaggi per fare spazio a mega dighe, privatizzazione delle fonti idriche, inquinamento dell’acqua per scopi industriali che beneficiano pochi e danneggiano molti, controllo delle fonti idriche da parte di forze militari per limitare lo sviluppo. Sulla piattaforma Watergrabbing promossa dalla Onlus COSPE in collaborazione con CICMA (Comitato Italiano Contratto Mondiale sull’Acqua), le informazioni su sfruttamento delle risorse idriche in tutto il mondo che appanna la dignità delle popolazioni indigene, determinando impoverimento sociale e il degrado ambientale.
Il Protocollo internazionale per il diritto all’acqua
Per sollecitare la comunità internazionale a definire norme giuridicamente vincolanti sul diritto all’acqua, a concretizzazione della risoluzione dell’ONU del 2010, il Contratto mondiale ha redatto la proposta di un ” Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti economici sociali e culturali” (PIDESC) che definisce le modalità per rendere concreto il “Diritto umano all’acqua e ai servizi igienici”. Per aderire alla Campagna internazionale utilizza il modulo “Subscribe” sul sito Water Human Right Treaty.
Il diritto alienato a un bene (non) più comune
Nel 2010 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che riconosce l’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienico-sanitari tra i diritti umani fondamentali. La storica risoluzione, su mozione presentata da Evo Morales Ayma, Presidente della Bolivia, e da una trentina di altri paesi, sancisce che “l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari sono un diritto umano essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti gli altri diritti umani”. Eppure oggi questo diritto non viene tutelato attivamente dagli stati membri. Così come non viene rispettato il trattato delle Nazioni Unite sulle acque transfrontaliere per mitigare i rischi di conflitto legati all’acqua, firmato ad oggi da solo 39 stati. Usa e Cina rimangono sordi agli appelli della società civile di supportare questo documento legale.
Nel mondo sono state costruite più di 50mila grandi dighe , su circa il 60 per cento dei fiumi del Pianeta. Questo rappresenta il caso più evidente di water grabbing! Le problematiche ambientali e sociali create soprattutto alle popolazioni locali dalla costruzione dei mega sbarramenti sono notevoli.
Nonostante l’Assemblea dell’ONU abbia sancito nel 2010 il diritto all’acqua per tutti, in tutto il mondo è in atto la privatizzazione del servizio idrico integrato e la conseguente trasformazione dell’accesso all’acqua da diritto a bisogno. Anche nell’approvvigionamento di acqua potabile si riscontrano processi di water grabbing. Inoltre, l’appropriazione delle fonti idriche attraverso l’acquisizione di concessioni per l’attività di imbottigliamento è una forma di accaparramento sempre più diffusa.
L’acqua è indispensabile per quasi tutte le attività umane: agricoltura e allevamento, processi industriali, produzione di energia, ma non è altrettanto visibile. L’acqua necessaria per produrre un determinato bene è stata espressa con il concetto di “ acqua virtuale ”, misurata attraverso l’Impronta Idrica (water footprint).
L’Acqua da risorsa a minaccia per milioni di persone
Inondazioni, tifoni, tsunami, e ancora siccità e carestia. E’ l’altro volto dell’acqua che da risorsa primaria può trasformarsi in minaccia per milioni di persone che subiscono gli effetti estremi dei cambiamenti climatici. Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, gli eventi estremi come temporali, tempeste, cicloni, inondazioni e siccità, rappresentano quasi il 75% di tutti i disastri.
Oltre agli eventi climatici dagli effetti catastrofici, come nel caso dell’uragano Matthew ad Haiti e del tifone Hayan nelle Filippine, la mancanza e la scarsità di acqua potabile e di fonti idriche per il bestiame e l’agricoltura stanno provocando la peggiore crisi alimentare dal secondo dopoguerra a oggi in quattro Paesi già devastati dai conflitti armati: Nigeria, Sud Sudan, Somalia e Yemen. Qui, ben 20 milioni di persone non hanno accesso a cibo e acqua.
E a livello globale, ancora oggi oltre 663 milioni di persone sul Pianeta vivono senza un approvvigionamento di acqua potabile vicino alla loro casa.
Per Agire, il network di nove Ong per la risposta alle emergenze, “il monitoraggio di questi eventi, la prevenzione e la messa sicurezza tempestiva della popolazione sono essenziali per mitigare l’impatto disastroso sulle persone e l’economia”. L’appello arriva in occasione della Giornata mondiale dell’acqua indetta dalle Nazioni Unite (22 marzo).
Qual è il rapporto tra gli italiani e l’acqua?
In base a un’indagine online condotta da In a Bottle il 33% degli italiani è allarmato per lo spreco nelle reti idriche. Nelle scuole elementari, nelle piazze, sul web e a bordo del Treno Verde 2017 prende il via #giuilrubinetto, la nuova campagna no profit sullo spreco dell’acqua sviluppata da Ogilvy Change in collaborazione con Legambiente che coinvolgerà 10 mila bambini con l’obiettivo di portare i piccoli ad abbandonare l’abitudine di lasciare scorrere l’acqua mentre si lavano i denti.
Il 1 aprile si terrà a Roma l’Assemblea nazionale del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
Guai a voi che fate mercato dell’acqua
Certo è che sul nostro mondo senza l’acqua la vita non sarebbe possibile. L’acqua è fonte di vita. Per questo motivo, il riconoscimento del diritto alla vita passa attraverso il riconoscimento del diritto all’acqua. Al di là di ogni considerazione giuridica, la vita è un bene personale, non cedibile, imprescrittibile, irrinunciabile e soprattutto non mercificabile: gli stessi caratteri devono essere riconosciuti all’acqua.
Toni Servillo legge Dario Fo “Guai a voi che fate mercato dell’acqua”
Oltre agli impatti negativi dovuti all’accaparramento dell’acqua e delle risorse essenziali alla vita, esiste un filo rosso che attraversa tutte le situazioni descritte e che costituisce una delle minacce più rilevanti: la perdita della democrazia dei cittadini e delle comunità locali in favore di modelli di gestione in mano agli stakeholder di mercato.
Questo determina la perdita di legittimità dei territori e dei cittadini di poter decidere come utilizzare le proprie risorse, di come proteggerle e come garantirne la conservazione per il Pianeta e per le future generazioni.
Da non perdere la lettura dell’Atlante del Water grabbing di Emanuele Bompan Water Grabbing – An Atlas of Water e per approfondimenti: WaterGrabbing.it