Decreto Rinnovabili FER 1 in Commissione Europea
Il decreto Rinnovabili FER 1 è al vaglio della Commissione Europea dal 23 gennaio 2019, che dovrebbe dare il via libera definitivo non prima di 30 giorni. Le aste e i registri per gli incentivi alle fonti rinnovabili non sono partiti il 31 gennaio e dovremo aspettare ancora diversi giorni. «Il decreto – lo ha specificato il sottosegretario allo Sviluppo economico Davide Crippa intervenendo alla presentazione dello studio di Federmanager realizzato con Aiee Una strategia energetica per l’Italia, del 30 gennaio – è stato notificato alla Commissione, ci sono state le prime interlocuzioni. Stiamo attendendo i giorni utili per la ratifica. Non ci aspettiamo particolari osservazioni ma attendiamo il responso. Quando tornerà in Italia, partirà come è stato licenziato prima della fine dell’anno”. A margine Crippa ha spiegato: “ci vorranno dai 30 ai 90 giorni, dipende dalla Commissione».
I requisiti per accedere agli incentivi
Invariati i requisiti degli impianti che accedono ai meccanismi di incentivazione, previa partecipazione a procedure pubbliche per la selezione dei progetti da iscrivere in appositi registri nei limiti di specifici contingenti di potenza. Nello specifico, deve trattarsi di impianti:
– di nuova costruzione, integralmente ricostruiti e riattivati, di potenza inferiore a 1MW;
– oggetto di un intervento di potenziamento, qualora la differenza tra il valore della potenza dopo l’intervento e quello della potenza prima dell’intervento sia inferiore a 1MW;
– oggetto di rifacimento di potenza inferiore a 1MW.
Gli impianti di potenza inferiore ad 1 MW accedono agli incentivi tramite registro, mentre quelli di potenza superiore tramite procedure competitive di aste al ribasso per la definizione del livello di incentivazione, nei limiti di contingenti di potenza.
Resta la suddivisione dei bandi in 3 gruppi:
1. Gruppo A dedicato a fotovoltaico ed eolico;
2. Gruppo B interessa a impianti idroelettrici, geotermoelettrici, impianti a gas residuati dei processi di depurazione ed impianti alimentati da gas di discarica;
3. Gruppo C che comprende a impianti eolici, idroelettrici e geotermoelettrici oggetto di rifacimento totale o parziale.
Gli aggregati costituiti da più impianti appartenenti allo stesso gruppo possono partecipare sia alle procedure per l’iscrizione ai registri che alle aste.
Nel primo caso gli aggregati devono avere una potenza unitaria superiore a 20 KW, purché la potenza complessiva dell’aggregato sia inferiore a 1MW; nel caso, invece, della partecipazione alle procedure d’asta, gli aggregati devono avere una potenza unitaria non inferiore a 20 KW e non superiore a 500 KW, purché la potenza complessiva dell’aggregato sia uguale o superiore a 1 MW.
Passa da 12 a 15 mesi il limite di tempo che può intercorrere tra la comunicazione di aggiudicazione dell’incentivo e l’entrata in esercizio dell’impianto senza che il bonus subisca una decurtazione.
Il decreto chiarisce che la partecipazione alle procedure di asta e di registro è:
– alternativo al ritiro dell’energia, previsto dal dlgs 387/2003 e al meccanismo dello scambio sul posto
– richiesto il titolo abilitativo alla costruzione e all’esercizio, nonché il preventivo di connessione alla rete elettrica
– previsto il rispetto delle disposizioni dell’articolo 65 della legge 27/2012 sul divieto di accesso agli incentivi per gli impianti situati in zona agricola
La priorità sarà data agli impianti eolici o fotovoltaici realizzati su discariche chiuse e Sin, agli impianti fotovoltaici che sostituiranno le coperture di amianto su scuole, ospedali ed altri edifici pubblici, agli impianti idroelettrici che rispettino le caratteristiche costruttive del DM 23 giugno 2016, agli impianti alimentati dai gas residuati dai processi di depurazione o che prevedono la copertura delle vasche del digestato e a tutti gli impianti ‘paralleli’ con la rete elettrica e con le colonnine di ricarica delle auto elettriche a condizione che la potenza di ricarica non sia inferiore al 15% della potenza dell’impianto e che ciascuna colonnina abbia una potenza di almeno 15 kW.
Incentivi aggiuntivi
1. Gli impianti fotovoltaici realizzati al posto delle coperture in amianto o eternit avranno diritto, in aggiunta agli incentivi sull’energia elettrica, a un premio pari a 12 €/MWh su tutta l’energia prodotta: verrà quindi incentivata non solo l’energia prodotta e immessa nella rete, ma anche quella destinata all’autoconsumo, per consentire agli interessati di coprire i costi necessari alla sostituzione delle coperture;
2. Gli impianti di potenza fino a 100 kW installati sugli edifici, sulla quota di produzione netta consumata in sito è attribuito un premio pari a 10 €/MWh: gli incentivi si cumuleranno con quello riconosciuto all’energia autoconsumata e prodotta dagli impianti fotovoltaici realizzati in sostituzione delle coperture in amianto;
Gli esclusi
Saranno esclusi gli impianti che hanno già usufruito degli incentivi per le fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico previsti dal DM 23 giugno 2016 o che sono risultati idonei ma inseriti in posizione non utile nei registri.
Il provvedimento non prevede agevolazioni per l’energia geotermica, rimandate a un successivo decreto, il cosiddetto Fer 2.
Quanto alle penalizzazioni per il settore idroelettrico, e in particolare il mini-idroelettrico, restano inalterati i requisiti per ammettere agli incentivi solo gli impianti che consentano una produzione senza prelievi aggiuntivi dai corpi idrici.
I commenti al Decreto
«Tre anni di ritardo sono inaccettabili per un Paese che dice di voler sviluppare le rinnovabili e che si batte giustamente in Europa per ottenere un innalzamento degli obiettivi al 2030. Proprio in Europa nelle settimane scorse è stato inviato il Piano Energia e Clima che dovrebbe definire il percorso di crescita e gli strumenti necessari a raggiungere quegli obiettivi di decarbonizzazione necessari a contenere il surriscaldamento globale. Purtroppo, anche in questo caso, lo sforzo fatto dal nostro Paese dopo le belle promesse è stato assolutamente timido e non sufficiente a raggiungere gli obiettivi che lo stesso Governo si era impegnato a delineare. È veramente sconfortante notare come anche questo Esecutivo, nato sotto gli auspici di un grande cambio di passo rispetto a una politica seduta sulle posizioni retrograde ma confortanti di continuità rispetto alla politica energetica degli ultimi 50 anni, si stia invece pian piano uniformando ai precedenti governi tanto criticati. – dichiara Simone Togni, Presidente di Anev, nel numero di gennaio 2019 della rivista Il Pianeta Terra – Lo sconforto evidentemente è figlio della considerazione che la politica non è più indipendente dagli interessi dei grandi player nazionali, che evidentemente ne dettano le linee e che determinano scelte di medio e lungo periodo sulla base delle convenienze di parte. L’auspicio che questo Governo potesse finalmente rompere con il vecchio modo di fare politica miope e tutto orientato all’interesse di poche aziende a discapito dell’interesse generale, sembra non avere più basi su cui fondarsi. Ma i prossimi mesi sono decisivi e la speranza che questa sensazione si riveli sbagliata è ancora viva e può essere trasformata in certezza dal Ministro Di Maio, dando seguito ai provvedimenti che il Governo sta finalizzando (decreto Fer 1, decreto Fer 2 e Piano Energia e Clima) in un’ottica nuova.»
La Conferenza delle Regioni del 20 dicembre 2018 ha espresso parere negativo in sede di Conferenza Unificata in merito al decreto di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili. Il parere negativo non solo è dovuto per questioni di merito ma soprattutto – sottolinea il presidente Stefano Bonaccini – «per la totale chiusura manifestata dai Ministeri competenti nei confronti delle richieste delle Regioni e delle Province autonome». Il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, stigmatizza il fatto che il provvedimento sugli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili non preveda che «l’energia geotermica venga agevolata. Questo significa, se non verrà modificato, uno stallo negli investimenti con effetti negativi sul piano occupazionale e sui controlli ambientali che coinvolgeranno intere aree della Toscana». Le Province autonome di Trento e Bolzano con il vicepresidente e assessore all’ambiente Mario Tonina e l’assessore altoatesino Richard Theiner hanno sottolineato come la Conferenza delle Regioni abbia espresso un sostegno unanime alle proposte del Trentino in merito al decreto sulle energie rinnovabili, che, nella versione attuale, penalizzerebbe il settore idroelettrico, ed in particolare il mini idroelettrico. Si tratta del decreto FER 1 «che modifica il sistema di incentivi alla produzione di energia da fonti rinnovabili inserendo, tra l’altro, maggiori ostacoli per l’accesso al sistema di sostegno pubblico per il mini-idroelettrico, ovvero per le centraline di piccole dimensioni».
Giuseppe Onufrio, direttore Greenpeace Italia, i «miglioramenti introdotti nel decreto rinnovabili sono stati quantitativamente marginali, siamo troppo distanti dalle quantità necessarie a una prospettiva di decarbonizzazione. E, soprattutto, senza una visione chiara. Infatti, se la linea del Governo è quella del sottosegretario Crippa, che dichiara che l’Italia debba adottare per il 2030 un obiettivo al ribasso rispetto all’Europa, siamo in piena continuità con i governi precedenti. E, comunque, non in linea né con l’Accordo di Parigi né tantomeno con l’allarme Ipcc sulla necessità di non superare 1,5 °C di riscaldamento globale».
Francesco Ferrante, presidente del Kyoto Club ribadisce: «C’è una contraddizione tra la posizione espressa dal Movimento 5 Stelle a livello europeo, che ha consentito innalzamento a livelli più ambiziosi dei target e l’avallo a un decreto che in sostanza rende impossibile raggiungerli». Il calcolo infatti è presto fatto: «Per centrare i nuovi obiettivi – spiega Ferrante – bisogna raddoppiare la quantità di energie rinnovabili per uso passando ad un 63-64%, pari circa 200 TWh al 2030. Il doppio di adesso. Come è possibile arrivarci se nei primi tre anni vai così piano? Si è perso troppo tempo».