di Giovanni Pivetta
3 Marzo 2016
Ristrutturi l'Italia, costruisci gli italiani
No al consumo di suolo, Salviamo il Paesaggio

Stiamo attraversando un passaggio epocale, in quanto la crisi economica e finanziaria si intreccia con quella energetica e quella climatica, in un nodo particolarmente difficoltoso e complicato. Ritengo che l’unicità del momento storico che viviamo, se ne sapremo cogliere la specificità senza troppi legami e vincoli col passato, ci offra l’opportunità o, meglio, ci imponga, di delineare nuovi scenari che richiedono nuove risposte coraggiose.

E non c’è altra via all’infuori di uno sviluppo di qualità. Modernizzare ecologicamente l’economia è decisivo per dare all’Italia uno sviluppo nuovo, forte, duraturo. L’Italia dà il meglio di sè quando intreccia l’economia con l’ambiente naturale e l’ambiente costruito, la forza dell’innovazione con quella della tradizione, le tecnica con l’arte, il manufatto con il design.

Un nuovo modello di sviluppo fondato non sulla crescita illimitata e sul consumismo dissennato, ma sulla qualità dei prodotti e dei consumi, sui beni pubblici, sulla lotta alla povertà.

Un’idea eco costruttiva, per una nuova economia. Si tratta di mettere l’accento sulla visione dell’ambiente naturale e dell’ambiente costruito come motore di questa nuova economia. Una rivoluzione industriale basata su tecnologie pulite, efficienza energetica e fonti rinnovabili, risparmio di materia e di energia. Più che consumare suolo bisogna cambiare rotta e puntare sulla riqualificazione energetica del patrimonio abitativo. Una green economy per l’Italia, risistemare, riqualificare l’esistente nella direzione di un’edilizia sostenibile e della rigenerazione urbana in chiave moderna.

Una nuova stagione si deve aprire, quella del rebuilding, verbi come «riconvertire», «ristrutturare», «riqualificare» devono prendere il posto dell’ormai tanto abusato «costruire». Più che consumare suolo bisogna cambiare rotta e puntare sul riqualificare il patrimonio abitativo.

Oggi il nuovo, in Italia, conta per il 49;4%, mentre il rinnovo dell’esistente pesa per il 50,6%. La domanda immobiliare debole privilegia due soli fattori: la selezione e la qualitá. Il che significa capire che questa è l’era della gestione e dell’ottimizzazione. Visto che in Italia il 55,4% degli edifici ha piú di 40 anni e che nel 2020, se non si fa nulla, si arriverá all’80% e non solo.

Oggi 2,5 milioni di edifici sono in uno stato pessimo o mediocre e quindi 30 milioni di abitazioni necessitano una riqualifica. Se partiamo da quest’idea ecocostruttiva, intorno alle riqualificazioni si può e si deve creare un nuovo mercato: ad oggi gli interventi su immobili esistenti sono sei volte maggiori rispetto alle nuove costruzioni, per un giro d’affari da 6 miliardi di euro e di oltre 2 miliardi di mq da riqualificare solo in Italia.

In base a uno studio della European Climate Foundation la riqualificazione energetica del parco edilizio italiano (per un risparmio fino al 90% dei consumi di calore) richiederebbe un investimento tra i 9 e i 20 miliardi di euro all’anno per circa 60 anni e potrebbe portare nel 2020 all’impiego di 500mila posti di lavoro (full time). Stime che danno l’idea di un business ancora tutto da esplorare.

Costruire e consumare territorio, senza che il bisogno abitativo vada di pari passo, porta ad abbandonare le zone ‘vecchie’, che diventano come periferie degradate, col valore degli immobili che cala. Ecco una ragione in piú, oltre quella della sostenibilitá, per ripensare l’uso e il consumo del territorio. Anche perchè, pure a livello economico, la riqualificazione dell’esistente porta sviluppo.

Da tempo sono convinto che la sfida ecologica, intesa come reale intreccio di equilibri indissolubili che coniugano la sostenibilità ambientale con l’integrazione tra natura e ambiente costruito, sia una grande opportunità per l’Italia e per la sua economia. Un paese in bilico: da una parte i rischi di declino, le arretratezze; dall’altra eccellenze, potenzialità. Riprendiamoci l’Italia, viviamo a impatto zero.